Questa settimana abbiamo celebrato la giornata nazionale per le vittime sul lavoro.
La cultura della sicurezza ha questa doppia faccia, da un lato la giornata internazionale della sicurezza sul lavoro, come valore da perseguire per la dignità delle persone, dall’altro la giornata dedicata a coloro che purtroppo questa dignità l’hanno perduta.
Vittima è, non solo chi ha perso la vita, ma chi è invalido. Diciamo a causa del lavoro, ma il lavoro non è né buono né cattivo. Sono le persone che con le loro scelte e le loro azioni ne determinano la bontà e penso che sia importante nella comunicazione mantenere il focus se vogliamo individuare le soluzioni.
Il nostro Presidente della Repubblica ha affermato che “le morti sul lavoro sono inaccettabili” e le sue parole dovrebbero essere faro per il Governo che si sta formando.
Metto il condizionale perché le precedenti amministrazioni, a prescindere dal colore, non sono riuscite a cambiare più di tanto le cose. L’augurio è che svolteremo, ma cautelativamente mi tengo stretto lo scetticismo.
Il 9 ottobre, così come il 28 aprile, sono le giornate in cui i più si mettono il vestito migliore per rilasciare dichiarazioni. Il problema è che sia il 10 ottobre che il 29 aprile tornerà ad essere un tema che sarà alla ribalta soltanto quando ci sarà la prossima morte eclatante sul lavoro senza accorgersi che ogni giorno trascorso tre anime saranno spirate e nulla avremo fatto per evitarlo.
Ipocrisia.
È un atteggiamento ipocrita quello delle istituzioni, così come quello dell’opinione pubblica pronta a scatenare l’inferno con i propri post perché muore il rider, l’adolescente e ancora un altro adolescente, ma con la volatilità del vapore sarà tutto archiviato nel giro di 48 ore.
Con ROCK’N’SAFE abbiamo scelto di parlare tutti i giorni di cultura della sicurezza, anche di domenica, a Ferragosto e a Capodanno perché, se vogliamo cambiare qualcosa di così grande come la cultura, non possiamo porci l’attenzione una volta ogni tanto.
Facciamoci forza per parlarne tutti i giorni, in riunione a lavoro, in una visita tecnica piuttosto che al bar tra amici. Parliamone. Parliamone. Parliamone.
E te che forse per la prima volta leggi queste pagine, esci dal coro dell’indifferenza e aggiungi la tua voce per poter dire domani di aver fatto del tuo meglio per contribuire ad un mondo migliore.
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