How about we go in search of newland
Where there’s no pleasure or pain
How about we go and found a new state
Wherefrom we cannot escape
How about no neighbours and no friends
No anthem, no government
How about no leaders and no nations
No birds of prey up in the air
How about we go in search of newland
Where there’s no purpose or aim
How about we go and find a new road
Why must we live so afraid?
We know that we won’t find the cure
To cancеr, to ignorance
How about no thoughts and no prayers
No right or wrong, no good or bad
La ferocia del black metal degli esordi, le sperimentazioni e l’intellettuale sensualità del dark metal a tinte folk degli anni ’90, il ritorno a sonorità prettamente heavy nei Duemila, la maturità negli anni ’10 e… Hermitage nel 2021.
Così potrebbe essere riassunta quella che è stata sinora la carriera dei lusitani Moonspell, che in questo mese di settembre spostano l’attenzione di chi scrive dal gelido nord Europa al caloroso, malinconico, affascinante Portogallo.
Non basterebbero dieci articoli per descrivere la storia di questa band, non basterebbe una serie TV per esplorarne tutte le sfaccettature di musica e liriche, sicuramente non è sufficiente la definizione gothic metal per etichettarla.
Ci soffermiamo sul loro ultimo lavoro, il succitato “Hermitage”, e in particolare sulla opening track, “The Greater Good”, una delle maggiori testimonianze di quanto profondo sia il messaggio del gruppo di Amadora, che, nella gran varietà di testi e tematiche proposti in questi trent’anni di musica, non ha mai fatto mancare a fan ed ascoltatori le vibrazioni di un filo conduttore che scorre tra l’evidente ed inevitabile decadenza umana, e la necessità di porre solide fondamenta per un futuro migliore.
“Hermitage”: “eremo”.
Nella mente del vocalist / mainman / poeta Fernando Ribeiro, un ipotetico, etereo, immaginario eremo rappresenta un’immediata soluzione per ottenere la pace interiore di cui ormai nessuno più gode, così tanto impegnati a far funzionare la macchina infernale chiamata umanità, ormai totalmente attorcigliata su sé stessa, complessa, ridondante, apparentemente unita grazie all’azzeramento delle distanze, alla rete, alle tecnologie… ma mai così fragile e distaccata dalla propria natura più profonda.
Una realtà che ben emergeva già, in tempi non sospetti, in chiusura di “Irreligious” (1996), grazie all’immortale, epica “Full Moon Madness”, un inno alla natura e alla forza interiore che essa porta con sé, una forza che viene elargita a chi la sappia rispettare (in una delle strofe in lingua madre: “Homens que procuram ser lobos, mas que jamais o tornarão a ser”: uomini che cercano di essere lupi… ma non lo saranno mai più).
Quindi, come tornare a sentire, provare, diffondere, questa pace, questa forza, abbandonando le tante, troppe futilità, ingiustizie ed aberrazioni che ci circondano?
Will we gеt to live and see the new day?
What have we done, we ran out of space
What to do if someone’s taken over
Our fortune and fame?
We know that many others
might have made it
We know the cost, the price to pay
We’re nothing but the sand
that fills the cracks
A soul in denial, a body ashamed
Un’anima rinnegata, un corpo che si vergogna: questo stiamo diventando, questo siamo diventati. E questo dobbiamo smettere di essere, se vogliamo riprendere a migliorare le nostre vite.
All around the world
And the seven seas
Crowds of people keep closing in
Oh, when to hold?
When to let go?
The greater good
Not good enough
For all of us
All of us
Il bene superiore a cui aspiriamo sarà sufficiente a farci tornare lupi?
(Moonspell, “The Greater Good”, 2021)
Visita l’intera rubrica Hse on stage!
SCORRI LA PAGINA E LASCIA UN COMMENTO.