Sono sempre Michele, l’apprendista poeta che raccoglie testimonianze e racconta fatti realmente accaduti in questo pazzo mondo, alla ricerca di una sicurezza vera, a trecentosessanta gradi. Un benessere spesso di facciata, lo leggiamo tutti i giorni sulle bacheche di LinkedIn e nei siti aziendali. Nel tempo ho scoperto che quelle parole altisonanti arricchiscono solamente le vetrine social, sono maschere ben dipinte, da chi sa architettare al meglio un profilo. E poi c’è “Emme” che avete già conosciuto nelle puntate precedenti, una Donna che da sempre combatte con queste facciate multisensoriali.
Ci eravamo lasciati con una Poesia e credevo fosse davvero una “chiusura” degna per la sua storia sgangherata, ma poi la mia casella di posta elettronica si è di nuovo accesa, ed “Emme” è tornata ad aggiornarmi sulla realtà lavorativa che vive ogni giorno. Oggi ci parla di un altro aspetto fondamentale che tocca tutti noi, indistintamente:
La Privacy
La privacy, questa sconosciuta. Sono disabile al 75% e sin dal secondo giorno in azienda – ormai oltre vent’anni fa – già lo sapevano. Gli amministrativi e le segretarie sicuramente. Anche se era un fatto mio. Per fortuna non ero scesa troppo nel dettaglio delle mie difficoltà. Sono ipovedente dall’età di 11 anni e ormai convivo perfettamente col problema. Sono riuscita a studiare, viaggiare, vivere da sola, sposarmi, avere un figlio. E lavorare, certo. Anche tante ore al giorno. Ma la difficoltà rimane con te. E ti senti sempre un po’ meno, a fare fatica, anche se dovresti sentirti in diritto di chiedere aiuto.
Ma veniamo al dunque: il fatto recente è che devo subire un intervento e per complicanze sarà in anestesia generale. Mi hanno chiamata per il periodo estivo e si sa che nel post pandemia va talmente a rilento con le tempistiche nella sanità che ho colto la palla al balzo. Il quadro generale mi provoca degli stati d’ansia e avrei volentieri evitato l’intervento. Tanto più che in quei giorni mi ero offerta di coprire le colleghe che sono in ferie.
Ecco la questione scottante.
Anticipo il problema dell’operazione da settimane, così appena mi chiamano dall’ospedale mando istintivamente un messaggio vocale alle colleghe interessate. La mia capa, senza nemmeno dirmelo, mette in allerta il capo delle risorse umane, che va in ansia. Io lo vengo a sapere e i miei pensieri sono due: dovevamo parlarne prima fra noi, con le colleghe che tornano lunedì, organizzando ipotesi di turni e soluzioni alternativi, in modo da offrire un quadro costruttivo e non catastrofico al superiore; ma soprattutto penso che è un fatto mio privato e neanche tanto piacevole doveva essere affrontato da me e me sola col Personale. La mia capa non ha nemmeno compreso il problema, ha comunicato una criticità da gestire e basta. Con rimostranze da più parti perché insomma “ce n’è sempre una”.
Il che si riferisce al fatto che non siamo tutti sempre a disposizione dell’azienda perché abbiamo una vita o una famiglia.
Il fatto è che non siamo criticità, ma esseri viventi, ognuno con un’esistenza e un percorso proprio che va rispettato, e sulla strada troviamo degli ostacoli talmente diversi che è impossibile omologarci; è che solamente per una parte della vita ci prestiamo a un’azienda o una professione ma NON siamo quella professione. È che le risorse sono umane e come tali, forzatamente, vanno gestite.
Il fatto è che la legge a tutela della privacy esiste da decenni ma è “una pura formalità” in molti, troppi ambiti.
Ecco, io che conosco Emme più di Voi e per primo ho letto questo ennesimo spaccato di vita reale. Avrei molte cose da dire, così di getto dopo aver riletto ad alta voce le parole gettate su uno schermo, le sensazioni di incredulità mia, stupore verso l’umanità mancante, l’insufficienza di tatto per così dire da parte di chi dovrebbe gestire al meglio questi “aggiornamenti dallo spazio”. Ma, non sono un esperto di Sicurezza e Privacy, sono semplicemente un ascoltatore come molti di voi, raccolgo emozioni, aggiungo qualche lettera e poi lascio il tutto ai più coraggiosi. Perciò, fatevi avanti e non siate timorosi. Emme è aperta ad ogni commento, ogni sfumatura di verità.
Grazie.
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