Ci sono dati su cui riflettere ogni volta che saliamo in auto, sono quelli degli incidenti stradali.
I numeri evidenziano quello che accade quotidianamente a chi si muove per diletto o, molto più frequentemente, per lavoro.
Nel 2019:
- gli incidenti stradali sono stati 172.183 (472 al giorno),
- i morti 3.173 (9 al giorno)
- i feriti 241.384 (661 al giorno)
- dei quali 17.600 gravi (48 al giorno)
Fonte: ACI-ISTAT (report incidenti stradali 2020).
Eppure sulle strade si continua ad “andare al massimo”.
Lo cantava nel 1982 Vasco Rossi,
Vado al massimo
Vado a gonfie vele
Voglio proprio vedere
Come va a finire
Voglio veder come va a finire
Andando al massimo senza frenare
Voglio vedere se davvero poi
Si va a finir male
La mia generazione di “boomer” pigiava il pedale sull’acceleratore di utilitarie che a malapena superavano i 90 chilometri orari.
Ricordo il brivido dei 100 km orari superati a bordo della mia prima auto acquistata nel 1983. Una 2 CV Charleston da cui non mi sono mai più separato perché l’affetto ha sempre prevalso su tutto.
Nel 1980 ci fu l’uscita del film “Fantozzi contro Tutti”, dove viene rappresentata una delle pietre miliari del Management: la sempiterna “Coppa Cobram”.
Riportiamo il calendario al 1955 e troviamo James Dean impegnato in “Gioventù Bruciata” con la scena del “Chicken Run”: i due automobilisti lanciati in una corsa folle per evitare di essere etichettati come pavidi e perdenti.
A proposito del binomio auto e lavoro, per lustri ho percorso quasi 60.000 chilometri l’anno rinchiuso nella mia auto, una sorta di seconda occupazione considerato il numero di ore trascorse in quella scatola su quattro ruote.
Ho sempre avuto un rapporto funzionale con l’auto: mi serviva per andare dal punto A al punto B.
Non era uno strumento di status o per esibire alti livelli di testosterone, difatti appena possibile la tradivo con un viaggio in treno.
La velocità non mi ha mai appassionato più di tanto.
Pragmaticamente basavo la mia filosofia su questi calcoli:
- Per percorrere 30 chilometri a una media di 120 km/h si impiegano 15 minuti
- Gli stessi 30 chilometri percorsi a una media di 180 km/h (+50%) richiedono 10 minuti di tempo
Vale la pena andare il 50% più veloci per risparmiare 5 minuti? Dipende…
Se ti chiami Lewis Hamilton e di mestiere fai il pilota di Formula 1 sì, ma se ti chiami Giuseppe Laregina e fai altro nella vita, anche no.
Questa lunga premessa, spero di non avervi persi per strada, serve per introdurre i tre ingredienti necessari per ragionare sul binomio auto e sicurezza in ambito lavorativo.
Prendete un terzo di Vasco Rossi, aggiungete un terzo di Fantozzi e chiudete con un terzo di James Dean. Mescolate con cura, lasciate riposare per 24 ore, e infornate a 180° per 40 minuti.
Togliete dal forno ed ecco servito il Corso di Guida Sicura per manager che non devono chiedere mai (Denim cit.)
Questo è quello che ho vissuto in una data e in un contesto aziendale imprecisati.
Restiamo sul vago perché il chi e il quando contano davvero zero, il nocciolo della questione sono il cosa e il come. Il mondo è pieno di permalosi pettinatori di ego che potrebbero risentirsi per quanto sto per raccontare.
Mattina di sole.
L’estate è alle porte.
Centro di Formazione di un iconico marchio dell’automobilismo.
Alla spicciolata arrivano i trinariciuti top manager della Multinazionale.
C’è di tutto, anche quello che, stile Marlon Brando nel film “Il Selvaggio” (1953), arriva in sella alla sua moto con tanto di giubbotto di pelle.
Registrazione e poi tutti in aula…
In aula?
Il popolo dei motori freme, l’adrenalina sale e siccome noi siamo quelli che non devono chiedere mai che ce ne facciamo della teoria?
Siamo quelli nati imparati!
Dieci minuti in aula e il corso di guida sicura è stato accartocciato e gettato nel cestino.
Il CEO lancia la sfida al branco: nessuno sarà più veloce di me.
Il branco gonfia i pettorali.
Slaccia un paio di bottoni della camicia (molta pinguedine e pochi muscoli ad onor del vero, nulla a che vedere con la fisicità di Daniel Craig) e fantozzianamente raccoglie la sfida.
Accade che:
- Saluto la teoria
- parola sicurezza abolita
- tutti in pista a fare i James Dean della pianura padana.
A nessuno interessa più capire come utilizzare l’auto riducendo la possibilità di farsi e fare del male.
Focalizzati su un unico obiettivo: fin dove potrò spingermi alzando non tanto l’asticella della sicurezza, ma quella dell’insicurezza.
Ergo tutti in pista guidati non dal desiderio di capire e imparare, ma da incoscienza e imperizia.
La morale di tutta la giornata?
- prendi un corso di guida sicura
- mettilo nelle mani di uomini adulti che considerano i limiti un qualcosa che non li riguarda
- e ti ritrovi nel “corso di guido un po’ come mi pare”!
Se prendi delle persone adulte e le metti a ragionare di sicurezza alla guida accade che, come per incanto, queste si sentono la reincarnazione del Tazio Nuvolari di Lucio Dalla:
“Nuvolari è bruno di colore, Nuvolari ha la maschera tagliente
Nuvolari ha la bocca sempre chiusa, di morire non gli importa niente”
Tanta strada da fare per aumentare i neuroni e ridurre il testosterone quando ci mettiamo alla guida.
Bonus track degli AC/DC – Highway to Hell
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