I fatti di cronaca continuano a martellarci con notizie che potremmo senza dubbio definire tutt’altro che positive…
Pandemie, guerre, disastri, infortuni, tanti infortuni! Purtroppo, anche infortuni mortali sul lavoro! Troppi!
Ma siamo veramente così fatti male? Siamo davvero così cattivi? Siamo davvero così sconsiderati? Siamo solo disattenti? Dei grandi “sottovalutatori”? O dei grandissimi pigri?
Boh… forse siamo un mix di tutte queste cose, con percentuali diverse di ogni ingrediente che variano per ciascuno di noi!
E, come ogni volta che mi vengono in mente episodi che mi creano “qualche preoccupazione”, volo con il mio pensiero alla ricerca di testi di canzoni che conosco e posso collegare (anche solo in parte) a questi episodi o alle loro cause, trovando consigli e sollievo nelle note, nei testi e nelle voci degli artisti.
In questo caso, mi appoggerò a un cantautore e attore Argentino, Ivan Noble (Morón, Buenos Aires, classe 1968, leader della rock band “Los caballeros de la Quema” dal 1989 al 2001. Dal 2002 ha intrapreso la sua carriera come solista).
E allora, tornando all’argomento…
Perché ci costa così tanto prenderci cura di noi stessi e degli altri? Sembra quasi che le nostre buone intenzioni funzionino a singhiozzo…
Sembrerebbe quasi che fossimo ben intenzionati a usarle ma… poi… facciamo un po’ di fatica.
Un po’ come qualche passaggio del brano “Bendito Infierno” (Benedetto Inferno”):
Puedo mostrarte mi vida, pero no la mires mucho
no es que no tenga corazón, es que hace rato no lo uso
Puedo subirte a mi viaje, pero no te quedes mucho
no es que no use el corazón, es que hace rato no lo escucho
Puedo meterte en mi cama, pero no te abrigues mucho
Posso mostrarti la mia vita, però non guardarla troppo
non è che non abbia un cuore, è che è un po’ che non lo uso!
Posso “farti salire” al mio viaggio, però non rimanere troppo
Non è che non usi il cuore, è che è un po’ che non lo ascolto!
Posso metterti nel mio letto, però non coprirti troppo
No es que no tenga corazón, es que hace rato no lo uso
Puedo quererte el domingo, pero no me creas mucho
no es que no tenga corazón, es que hace rato no lo escucho
Puedo subirte a mi viaje, pero no te quedes mucho
no es que no use el corazón, es que hace siglos no lo lustro
non è che non abbia un cuore, è che è un po’ che non lo uso!
Posso volerti bene la domenica, ma non credermi troppo
non è che non abbia un cuore, è che è un po’ che non lo ascolto!
Posso “farti salire” al mio viaggio, però non rimanere troppo
Non è che non usi il cuore, è che sono secoli che non lo lustro!
In effetti, quando allentiamo l’attenzione e la cura relativamente alla salute, alla sicurezza e all’ambiente è come se mettessimo il nostro cuore “in pausa”, dentro a un cassetto…
…a volte soltanto perché siamo immersi in un frenetico “tram tram” quotidiano che ci fa perdere di vista le cose veramente importanti…
…altre volte, cose stupende, come per esempio l’arrivo di un figlio, ci riportano per un attimo alla realtà… quindi pensiamo “a loro” e capiamo cosa saremo capaci di fare “per loro”…
Nel brano “Bienbenito” (un gioco di parole dove la parola “Bienvenido” che significa “Benvenuto” viene trasformata in “Bienbenito” unendo l’augurio del ricevimento di qualcuno con l’arrivo del proprio figlio; al quale ha chiamato, appunto, Benito):
Tu sonrisa se hizo el pan con dulce de mis mañanas
Todavía no sé nombrar este amor que me desarma
Cuando te veo así, panzón y filibustero
lo único que me importa, ahora sí, es llegar a viejo
Yo daría un brazo por vos, pero a decir verdad,
Papá sabe ser muy tonto, mejor… dale la mano a mamá
Il tuo sorriso è diventato il mio pane e marmellata delle mie mattine
ancora non so dare un nome a questo amore che mi sovrasta
Quando ti vedo così, panzone e filibustiere
l’unica cosa che mi interessa, adesso sì, è poter invecchiare
Darei un braccio per te, però, a dire il vero
Papà sa essere molto tonto, meglio se dai la mano alla mamma!
E già!
L’unica cosa che mi interessa è poter invecchiare… per poter vederti crescere, per poter accompagnarti, per poter essere lì per te!
E allora? Perché in alcuni momenti dimentichiamo queste cose e ci comportiamo in modo totalmente contrastante?
Ogni volta che “rischiamo” (anche poco, anche quei pochi minuti/secondi, anche quei pochi metri e che sono poi quelli che bastano!) stiamo dimenticando che “yo daría un brazo por vos” è, e deve rimanere, un modo di dire!
Altrimenti, andiamo incontro a cose, ahimè, irreversibili. Non è che si arrivi a raggiungere soltanto quelle situazioni in cui ci pentiamo di non aver fatto qualcosa ma, tutto sommato, siamo qui e siamo interi. E in questo caso, il nostro artista ha rispolverato un brano del “mitico” Julio Iglesias (che potrà piacere o meno, che potrà essere vicino o lontanissimo a un genere musicale di nostro gradimento, ma che è un mito indiscusso). Si tratta del brano “Me olvidé de vivir” (che significa letteralmente “mi sono dimenticato di vivere”) e che riporta:
De tanto correr por la vida sin freno
Me olvidé que la vida se vive un momento
De tanto querer ser en todo el primero
Me olvidé de vivir
Los detalles pequeños
Ho corso così tanto per la vita, senza freni
Che ho dimenticato che la vita si vive in un attimo
Ho voluto così tanto essere il primo in tutto
Che ho dimenticato di vivere…
i piccoli dettagli
De tanto jugar con los sentimientos
Viviendo de aplausos envueltos en sueños
De tanto gritar mis canciones al viento
Ya no soy como ayer
Ya no sé lo que siento
Ho giocato così tanto con i sentimenti
Vivendo di applausi avvolti in sogni
Ho gridato così tanto le mie canzoni al vento
Che non sono più come ieri…
Che non so più cosa provo!
Me olvidé de vivir
Me olvidé de vivir
Me olvidé de vivir
Me olvidé de vivir
Mi sono dimenticato di vivere!
Mi sono dimenticato di vivere!
Mi sono dimenticato di vivere!
Mi sono dimenticato di vivere!
De tanto cantarle al amor y la vida
Me quedé sin amor una noche de un día
De tanto jugar con quien yo más quería
Perdí, sin querer
lo mejor que tenía
Ho cantato così tanto all’amore e alla vita
che sono rimasto senza amore una notte di un giorno
Mi sono preso gioco così tanto di chi più amavo
che, senza volerlo, ho perso…
cosa avevo di meglio
De tanto ocultar la verdad con mentiras
Me engañé sin saber que era yo quien perdía
De tanto esperar, yo que nunca ofrecía
Hoy me toca llorar
Yo que siempre reía
Ho nascosto così tanto la verità con bugie
Ho ingannato me stesso senza sapere che, a perdere, sarei stato io
Di tanto aspettare qualcosa dagli altri, io, che non ho mai offerto niente
Oggi mi tocca piangere…
Io… che sono sempre stato quello che rideva
Me olvidé de vivir
Me olvidé de vivir
Me olvidé de vivir
Me olvidé de vivir
Mi sono dimenticato di vivere!
Mi sono dimenticato di vivere!
Mi sono dimenticato di vivere!
Mi sono dimenticato di vivere!
De tanto correr por ganar tiempo al tiempo
Queriendo robarle a mis noches el sueño
De tantos fracasos, de tantos intentos
Por querer descubrir
Cada día algo nuevo
Ho corso così tanto per rubare tempo al tempo
Volendo rubare alle mie notti il sonno
Così tanti insuccessi, così tanti tentativi
Per voler scoprire…
Ogni giorno qualcosa di nuovo
De tanto jugar con los sentimientos
Viviendo de aplausos envueltos en sueños
De tanto gritar mis canciones al viento
Ya no soy como ayer
Ya no sé lo que siento
Ho giocato così tanto con i sentimenti
Vivendo di applausi avvolti in sogni
Ho gridato così tanto le mie canzoni al vento
Che non sono più come ieri…
Che non so più cosa provo!
Me olvidé de vivir
Me olvidé de vivir
Me olvidé de vivir
Me olvidé de vivir
Mi sono dimenticato di vivere!
Mi sono dimenticato di vivere!
Mi sono dimenticato di vivere!
Mi sono dimenticato di vivere!
E, purtroppo, a volte si arriva a cose che, oltre a essere irreversibili, sono anche terribili. Cose che vorremmo non fossero mai accadute! Cose che sembrano un brutto sogno… e diciamo “dimmi che non è vero!”. Troviamo una perfetta analogia nel brano “Decime que anoche nunca existió”:
Me despierto y no tengo cabeza
Siento pasos dentro del colchón
En el techo hay un nido de ratas
Tengo un brazo de cada color
Mi mascota me mira de reojo
Me pesa el alma como un jabalí
El espejo me mira y me aplaude
La botella dice, “yo no fui”…
Mi sveglio e sono senza testa
Sento passi dentro al materasso
Nel soffitto c’è un nido di topi
Ho le braccia di colore diverso
La mia mascotte mi guarda con la coda dell’occhio
La mia anima pesa quanto un cinghiale
Lo specchio mi guarda e applaude
La bottiglia dice, “non sono stata io”…
Otra vez me olvidé de sacar la basura
Del baldío de mi corazón…
Decíme que no
Decíme que anoche nunca existió…
Mi sono dimenticato, un’altra volta, di portar fuori l’immondizia
Quella del terreno abbandonato del mio cuore…
Dimmi di no!
Dimmi che ieri notte non è mai esistita!
Ma perché dobbiamo arrivare a questo? Perché ci pensiamo quando non siamo più in grado di cambiare le cose? E se ci impegnassimo ogni giorno per non dover dire “decime que no”?!?!
In fondo, si tratta di qualcosa che sappiamo fare tutti e che tutti vorremmo che gli altri facessero con noi…
Avere cura… di noi stessi, delle persone alle quali vogliamo bene, delle persone che conosciamo e anche di quelle che non conosciamo! Non c’è bisogno di amare, di voler bene, di stimare o di conoscere una persona per “averne cura”… perché non dovremmo averne?
Quale parola o quale immagine più significativa dell’avere cura ci può essere che quella dell’abbraccio?
Provate a utilizzare una qualunque App di riproduzione musicale e digitare “Abrázame” e vedrete che troverete un elenco di brani che supera di gran lunga le cento unità… vorrà dire qualcosa!
Infatti, estrapolo poche frasi dal brano “Abrázame” (Abbracciami):
Abrázame, abrázame
que afuera el mundo es un desastre
Abrázame, abrázame
que afuera es un disparate atroz
En Morón, en Venecia o en Plutón
yo cierro la puerta del mundo
me trago la llave
y me encierro con vos
Abrázame, abrázame
que afuera el mundo es un desastre
Abrázame, abrázame
que afuera es un disparate atroz
Abbracciami, abbracciami
che fuori, il mondo, è un disastro
Abbracciami, abbracciami
che fuori, è un’atroce follia
A Morón, a Venezia o in Plutone
chiudo la porta del mondo
ingoio la chiave
e rimango chiuso insieme a te
Abbracciami, abbracciami
che fuori, il mondo, è un disastro
Abbracciami, abbracciami
che fuori, è un’atroce follia
Credo sia ovvio che non è necessario abbracciare “fisicamente” tutte le persone che incontriamo. Ma possiamo abbracciarle “in senso figurativo”… semplicemente prendendocene cura, di noi e di loro… di tutti loro!
Quindi, mi sento di chiederti due cose…
1 – NO TE OLVIDES DE VIVIR!
2 – ABRAZAME!
ES POR UNA CAUSA NOBLE!
BE SAFE! BE ROCK!
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1 commento
Mi fa sempre piacere leggere i tu
oi articoli. Sono originali ma ci fanno capire la:importanza di una politica della sicurezza.